Menu

Armeno – Mottarone Run Armeno (NO) 09/07/16

14 luglio 2016 - Racconti di Corsa 2016
Armeno – Mottarone Run  Armeno (NO) 09/07/16
503 Error

Sorry, that didn’t work.
Please try again or come back later.

503 Error. Service Unavailable.

 

La Partenza

La Partenza

E venne il giorno della follia, insomma la faccio veramente… senza preparazione, senza aver visto il tracciato. Ho una spensieratezza folle dentro a me, psicologicamente mi sembra di andare a fare una passeggiata in un campo di margherite. Mi sono posto due obiettivi, 1h 30′ e divertimento.

La Armeno Mottarone è una gara in salita di 12 Km, tutta su asfalto con partenza da quota 535 ed arrivo a 1492 con un dislivello quindi di quasi 1.000 metri. Nei giorni precedenti mi sono un po’ informato sul percorso e scopro che i primi 5 Km sono i più difficili con una pendenza media dell’11% e punte del 14%. Il percorso poi “spiana” leggermente per 2 Km (5% di media) e riprende poi a salire in maniera importante nel finale toccando punte dell 11%.

Arrivo ad Armeno con un caldo impressionante e posteggio vicino alla bella chiesa romanica. Scopro subito che non siamo in tanti, solo 175 iscritti ma tutti in perfetta forma fisica.  Io sono anche tra i più vecchi e nonostante i miei 72 Kg per 1,80 di altezza sono anche tra i più cicciottelli del gruppo . Già in questo si può vedere una certa differenza tra la Biella Oropa dove i runners  saranno anche 500 ma di età e condizione fisica decisamente più disomogenea.

Niente pacco gara e niente chip, peccato soprattutto per quest’ultimo perchè la qualità della gara lo esigeva. Alla partenza cerco Alberto Mosca, favorito numero uno e per me unica faccia nota tra tutti i partecipanti (anche se all’arrivo scoprirò che non sarà così). Non lo trovo ma lo immagino impegnato in un duro riscaldamento. A proposito di quest’ultimo, lo faccio pure io anche se blandissimo e per poco tempo. Le gambe sembrano girare molto bene e la mia preoccupazione principale è bere e bagnarmi i capelli per rinfrescarmi dalla calura torrida.

Alla partenza mi metto decisamente in fondo, so benissimo che arriverò tra gli ultimi e non voglio essere assolutamente d’impiccio verso i runner “veri”. Si parte e la strada si infila subito in un viottolo di Armeno molto stretto, i primi metri sono a pendenza leggera ed il ritmo molto blando, l’ideale per “fare la gamba”. La salità è però subito lì ad attenderci ed un vero “muro” appare ai miei occhi dopo una svolta a destra. Ok Stefano, andiamo di passettini. Modifico la mia cadenza di corsa accorciando al massimo lunghezza ed altezza della falcata e vado su molto bene. Sono stupito, vedo parecchi runners camminare già dopo 1.000 metri mentre io salgo i km più duri con una assurda facilità. Faccio qualche passo di camminata intorno al 2° Km solo per mantenermi “fresco” per il successivo tratto meno duro. Il fatto è che in questo tratto, a differenza di alcuni punti duri della Biella-Oropa, ogni tanto la strada spiana per un 10-15 metri permettendomi di recuperare facilmente le energie. Nell’ultimo tratto a pendenza “assassina” vedo una runner che davanti a me procede a zig-zag e provo ad imitarla. Fantastico, si allungherà un po’ la strada ma la fatica diventa decisamente più leggera.

Il tratto duro finisce in corrispondenza con un santuario ed annesso ristoro. Bicchiere d’acqua e zuccherino e riparto di corsa. In questo ristoro incontro per la prima volta due atleti del Varese Triathlon che più avanti mi accompagneranno a fasi alterne nel resto della salita. Intanto ci sono runners che praticamente fanno la doccia in una fontana davanti al Santuario, c’è un caldo opprimente solo in parte mitigato dall’ombra degli alberi.

Io sono al settimo cielo, non sono affaticato e ho messo alle mie spalle un po’ di gente, ora mi attende un tratto relativamente facile e poi avrò solo il pezzo duro alla fine. Sono davvero incredulo e faccio bene ad esserlo perchè è proprio nel tratto più facile che inizieranno le difficoltà. Siamo intorno al 6 Km e per la prima volta sento le gambe pesanti, è come se la fatica dei primi km improvvisamente mi arrivasse tutta addosso. In un tratto facile mi devo fermare a camminare e questo proprio non era nei miei progetti. Tutta la mia euforia va a scemare e si sostituisce con paura di non farcela. Da questo punto  in avanti mi sarà di aiuto la compagnia di Emanuela Brusa e di Michele Onorato, gli atleti del Varese Triathlon di cui dicevo prima. Nel frattempo appare anche un crampetto ai muscoli posteriori della coscia destra ma per fortuna si risolve in fretta.

I successivi km sono tutto un alternarsi di corsa e camminata e da dietro una decina di corridori mi sorpassano, faccio davvero tanta fatica anche se riesco ad apprezzare l’incredibile panorama. Siamo infatti usciti dal bosco ed intorno noi non ci sono più alberi. Riusciamo a vedere il lago d’Orta alla nostra sinistra ed il lago Maggiore a destra. Impossibile descrivere a parole ciò che appare ai nostri occhi.

Nel frattempo le pendenze tornano a farsi importanti e mi sembra che anche l’ossigeno nell’aria sia minore ma forse è solo un sintomo del mio affaticamento. La temperatura non è più un problema ed in un tratto di camminata decido di alimentarmi con un gel che mi portavo dietro. Poco dopo si arriva al terzo e ultimo ristoro, in lontananza si vedono le antenne della cima del Mottarone e capisco che non manca molto, guardo il mio GPS e scopro che si è spento… mi ha abbandonato… Sarà il gel o forse un fattore psicologico, fatto sta che mi tornano un po’ le energie e faccio un lungo tratto di corsa. Arrivo così corrispondenza dell’incrocio con la strada privata che porta a Stresa, ci sono alcuni metri a scarsa pendenza e chissà perchè decido di aumentare il passo, non faccio in tempo a farlo che arriva secco un crampo alla coscia destra seguito subito da un’altro alla coscia sinistra. Stavolta è critica, non riesco neanche a camminare, zoppico vistosamente mentre cerco di sciogliere i muscoli. Non so cosa fare, mancano solo 1.500 metri all’arrivo e sono obbligato a giungere in cima. Per fortuna poco alla volta i muscoli si sciolgono e riesco almeno a riprendere a camminare. Non perdo molto tempo perchè in questa fase la salita è all 11% e sarei andato pianissimo comunque. Ogni tanto provo a corricchiare ma dopo 1-2 minuti mi devo fermare per i crampi che tornano a farsi sentire, è un vero stillicidio. Gli ultimi metri sono ad una pendenza accettabile e vorrei correrli ma, per assurdo, i crampi arrivano perfino alle dita dei piedi. Taglio il traguardo corrichiando con il desiderio di sapere il tempo finale. E’ una fortuna che il GPS abbia smesso di funzionare perchè mi costringe ad andare dagli organizzatori a chiedere il tempo. Lì scopro che si erano “dimenticati” del sottoscritto e non risulto ancora arrivato. Riesco così a farmi rimettere in classifica anche se non proprio alla posizione giusta. Ad ogni modo si tratta di una “non competitiva” e la posizione ha solo uno scopo indicativo, nessuna critica, ci mancherebbe.

Ufficialmente 144°, in realtà 143° in 1h 34’29” (tempo da prendere con le “molle”) in fondo alla classifica, davanti solo ad una 40° di corridori.

Dovrei essere contento per aver finito la gara ma in realtà sono molto deluso, il problema dei crampi mi ha limitato enormemente ma la verità è che anche senza di essi probabilmente non sarebbe cambiato molto. Ho calcolato in circa 5 minuti il tempo perso per il problema muscolare, in fondo avrei guadagnato appena 10 posizioni niente di più. La verità è che non sono più abituato a finire in fondo al gruppo e questo mi brucia un po’. Questo però è un grave errore psicologico che devo correggere, la corsa deve, per me, rimanere un divertimento ed in alcuni casi una sfida. Oggi l’obiettivo doveva essere quello di divertirmi, sentirmi libero ed apprezzare tutto quello che avevo attorno, per questo non accetto il mio atteggiamento di delusione all’arrivo.

A fine gara vado a salutare i due ragazzi del Varese Triathlon e mi reco a fare due foto panoramiche del Mottarone, mentre cammino vedo alla destra Lara Giardino e senza nemmeno sapere la classifica a questo punto so già chi ha vinto la gara femminile. Sarà tutto confermato dalla classifica ufficiale, gara vinta da Alberto Mosca e Lara Giardino.

Due considerazioni sulla gara sopratutto in vista della Biella Oropa in programma tra 15 giorni. La Armeno-Mottarone è più dura della gara Biellese ma a renderla più difficile non sono le pendenze o il dislivello ma come le difficoltà sono posizionate lungo il percorso. Nella Biella-Oropa si parte tranquilli per poi faticare un po’ a Cossila. Dopo però si rifiata e quando si arriva a Favaro si parte praticamente da zero. Gli ultimi 6 Km sono duri ma quando i muscoli cominciano a fare male si arriva al traguardo.

All’ Armeno-Mottarone si fatica subito tantissimo e quando la strada spiana leggermente, le gambe sono cariche di tossine e non si riesce a recuperare. Gli ultimi km sono poi la classica mazzata finale. Questa gara non si può improvvisarla come ho fatto io, bisogna prepararla, sopratutto fisicamente. O sei un runner di buon livello o la prepari, non ci sono mezze vie.

Il prossimo anno ? beh… ovvio che ci sarò…

 

L'Uomo Ragno e Batman, i supereroi sono con noi

L’Uomo Ragno e Batman, i supereroi sono con noi

L'arrivo in cima

L’arrivo in cima

Emanuela Brusa, Giovanni Corigliano e Michele Onorato del varese Triathlon

Emanuela Brusa, Giovanni Corigliano e Michele Onorato del varese Triathlon. Emanuela e Michele mi hanno accompagnato in buona parte della salita.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutte le foto sono state da me “rubacchiate” sul sito www.circuitorunning.it

facebook

 

 

Condividi !

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *