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Mezza Maratona delle terre d’acqua Trino (VC) 27/11/16

29 novembre 2016 - Racconti di Corsa 2016
Mezza Maratona delle terre d’acqua Trino (VC) 27/11/16
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Dopo due mesi di allenamenti specifici è giunta l’ora dell’ultimo appuntamento della mia stagione 2016: La mezza maratona delle terre d’acqua.
Appuntamento quindi a Trino Vercellese per uno degli appuntamenti storici del podismo locale, giornata a cui, negli ultimi due anni, alla distanza classica dei 21K si è aggiunta anche la maratona ed una 7Km.
Per capire bene il mio stato d’animo dobbiamo però tornare indietro un po’ di tempo, esattamente un’anno fa, stesso posto, stessa gara.
Nel novembre 2015 stavo per disputare la mia prima ( e finora unica) esperienza sui 21K. Era parecchio tempo che desideravo partecipare ad una mezza maratona ma per me, podista delle breve distanze, poco avvezzo ai lunghi allenamenti e con poco tempo a disposizione, stava diventando uno scoglio insormontabile. Nei primi giorni di ottobre però quell’anno conclusi una 9 km con un ottimo tempo che mi convinse che era seriamente ora di provarci. Inziai gli allenamenti raggiungendo abbastanza comodamente la distanza dei 15Km con un passo di 5’13”. Mi abituai anche a correre in aperta campagna nell’oscurità utilizzando una semplice lampada frontale, questo mi permise anche di superare il fastidio di alzarmi la mattina presto. Dai 15 Km passai ai 17 e quindi, una settimana prima della gara, il test finale sui 19. Lo fallii miseramente, fermandomi al 17° dopo aver tenuto un passo sui 5’17”.
A quel punto mi chiesi realmente se ce l’avrei fatta, se era magari il caso di rinviare nuovamente. Decisi di tentare. L’obiettivo era stare sotto le 2 ore, il sogno era 1h e 55′.
Il giorno della gara però successe qualcosa di magico, quasi irreale. Tutti noi sappiamo che nel podismo non si inventa niente, i tempi che riusciamo ad ottenere sono frutto di mesi di allenamento, non scendono per miracolo. Quel giorno però il miracolo successe. Mi mangiai i km con una facilità inaudita e dopo il 12° incrementai addirittura il passo. Al 17° iniziai a sentire un po’ la fatica ma perchè i miei tempi continuavano a scendere. Alla fine terminai in 1h e 46′, senza fatica, senza fiatone. 5’00” al km… impensabile.
Torniamo ai giorni nostri, questo preambolo era indispensabile per capire che per me quest’anno pensare di migliorare il tempo era davvero una impresa difficile. Le difficoltà famigliari/lavorative di cui vi ho già raccontato rendevano tutto ancora più complicato. Decisi comunque di cambiare tipologia di allenamento, cercando di fare qualcosa di divertente e non-stress. Abolito il GPS (le distanze le misuravo su internet) per non avere l’ansia della prestazione, ai classici lunghi notturni (fatti spesso dopo la mezzanotte) ho aggiunto alcuni percorsi ricavati sulle colline del lago di Viverone da farsi il sabato all’ora di pranzo. Distanza sui 15 Km ma percorso collinare con salite, anche impegnative, e panorami da favola.
Come l’anno precedente test finale sette giorni prima della gara, questa volta tarato però sui 17Km da farsi con un certo impegno. Il test finisce ma alla fine sono distrutto, la media è 5’18”, praticamente la fotocopia del 2015. A questo aggiungo  alcune vesciche che hanno deciso di farsi vive e di mettermi i bastoni fra le ruote.
Devo sperare nell’ennesimo miracolo…
Siamo a sabato notte, ore 2:30, ecco che puntuali arrivano i problemi intestinali. Mi terranno “impegnato” quasi tutta la notte per poi sparire e rifarsi vivi a 20 minuti dalla partenza.
Devo ricorrere a sistemi di “emergenza” ovvero fosso e cespuglio. Rientro di corsa alla macchina, mi metto il pettorale in fretta e furia e raggiungo a passo spedito il gonfiabile dello start. Al via mancano solo 4 minuti, altro che riscaldamento…
Insomma tantissime incognite, l’intestino che non si è calmato, le vesciche che non sono guarite e una preparazione approssimativa. Oramai sono in ballo e devo ballare.
Al via siamo circa in seicento, io mi metto nelle ultimissime file, avrò 40 persone dietro di me non di più. L’idea è di ripetere il 2015, partenza lenta e progressione.
Allo sparo si parte, dovranno passare 30″ prima di riuscire a passare (camminando) la linea di partenza dopodichè inizia la mia corsa.
Nel 2015 nonostante la partenza tranquilla iniziai subito a sorpassare i corridori più lenti ma quest’anno ciò non avviene. Sinceramente non penso di essere io più lento, si è semplicemente partiti più forte ed io devo stare attento a non farmi trascinare dalla foga.
Al secondo chilometro siamo già fuori dall’abitato di Trino ed inzia la salitella che conduce al paesino di Robella. La salitella non ha nè pendenze importanti e non è neppure lunga, però va rispettata, sopratutto se dopo si hanno ancora 19 chilometri da fare. Rallento leggermente il passo mentre intorno a me incomincio già a vedere gli effetti della partenza veloce. Tanta gente ha già il fiato corto ed improvvisamente inzio a recuperare posizioni su posizioni. Al centro di Robella qualcuno si catapulta già verso il primo rifornimento (siamo al KM 2,5 !) io preferisco procedere dritto ed affrontare con tranquillità i leggeri saliscendi dell’abitato.
Usciti dal paese si entra in un lungo tratto pianeggiante tra le risaie, la nebbia a tratti ci fa compagnia. C’è molto silenzio nella coda del gruppo, quiete rotta solo dalla musica proveniente da un cellulare di un concorrente. I chilometri proseguono, 3°,4°,5°, io vado avanti nel recuperare posizioni, non ho il fiatone di chi mi sta attorno ma sono affaticato. Per un attimo ho il flashback dei primi chilometri della Biella-Oropa dove era stata un’ agonia continua. Attendo con un po’ d’ansia il tratto che dall’incrocio per la frazione Due Sture porterà a Costanzana. E’ un tratto che alternerà parti in discesa a pianura, l’ideale per recuperare un po’. Nel frattempo decido di consumare un po’ di gel energetico, un momento ! quale gel ? dov’è ?. Realizzo che è in macchina, tranquillamente adagiato nella borsa… L’ho dimenticato per l’agitazione di arrivare in tempo allo start. Mi tirerei una badilata sui denti…
Nel frattempo arrivo al tanto desiderato incrocio, c’è anche il secondo rifornimento ma salto anche quello. La discesa è ristoratrice e recupero abbastanza bene, tre ragazzi però mi sorpassano, è la prima volta negli ultimi 4 km che qualcuno mi passa.
Il loro ritmo è buono ed io voglio provare a farmi trainare. Mi metto in scia e li seguo.
Arriviamo al mio primo check point, il settimo chilometro.
Piccola digressione, mi sento di dare un piccolo consiglio ai neofiti della mezza: non dividete la distanza in due parti, non calcolate la mezza maratona come un doppio 10.000 ma fate tre check point a distanza di 7 Km l’uno dall’altro. Usate i primi 7 per prendere il ritmo senza eccessiva fatica, incrementate il passo nei secondi e negli ultimi vedete come va. Se state bene dateci dentro !. Lessi questo consiglio su un forum di internet, mi sono trovato benissimo.
Torniamo a noi, dicevamo il check point dei 7Km. Per la prima volta guardo il GPS, la media è buona, siamo intorno ai 5’06” al km e consideranto che sicuramente il primo chilometro è stato lento per via degli “intruppamenti” di gruppo vuol dire che sto proseguendo con una media di poco superiore ai 5′. Non guardo la velocità in real time del mio GPS perchè notoriamente è starata a livelli biblici.
Ciò che mi preoccupa è che appena la strada torna piatta io sento la fatica e non siamo ancora neanche a metà…
Ad ogni modo devo incrementare il passo e stando in scia ai tre ragazzi di prima la cosa avviene in maniera naturale. Arriviamo alla tangenziale di Costanzana, tappa di metà percorso, dopo un giro nell’abitato si tornerà indietro con la stessa strada dell’andata. Abbiamo appena incrociato i primi della gara tornare indietro. Che spettacolo !, stile, velocità, sembrano dei marziani.
Noi proseguiamo verso il centro abitato, superiamo la metà gara e raggiungiamo il terzo ristoro. Qui prendo un bicchiere e cerco di bere un po’ d’acqua continuando a correre. Non voglio fermarmi e perdere il ritmo…
Ora si inizia a fare sul serio, i km iniziano a sentirsi e sopratutto bisogna fare al contrario il tratto in discesa, quindi in salita !.
L’anno scorso non faticai per niente, neanche in questo tratto, ora mi sembra di scalare l’Everest. Avevo deciso di lasciare andare via i tre ragazzi già da qualche chilometro ma non so come, di riffa o di raffa, sono sempre in scia a farmi trainare.
Secondo check point, Km 14. Gambe stanche ma la media a Km continua a scendere, ora siamo intorno ai 5’03” nonostante la salita.
Al quarto rifornimento ci sono finalmente dei sali, ne prendo un po’ e proseguo.
Ora attendo con ansia il km 17 dove mi aspetto che cali un “muro” sulle mie prestazioni, il “game over” provato in allenamento.
I tre ragazzi si sono leggermente allontanati, io ora sono solo ma continuo a recuperare. Sono partito praticamente per ultimo ma credo che oramai il centro del gruppo non sia così distante.
Il diciasettesimo km arriva, il muro non cala ma sono stanchissimo, mi sembra di aver mollato. L’impressione è di aver ridotto il ritmo e non ho più neanche la lucidità per calcolare la media con i pannelli distanziometrici. Va sempre peggio ed il muro cala definitivamente al km 19, dopo una salitella prima dell’abitato di Robella. Qui mi fiondo nell’ultimo ristoro, nel prendere il bicchiere ne rovescio altri due, butto giù ancora un po’ di sali e supero a gran fatica alcuni saliscendi. Attendo con ansia i 200 metri di discesa e poi ci sarà solo l’ultimo km. Nel frattempo supero uno dei tre ragazzi a cui mi ero accodato, è più in crisi di me. Si ferma a camminare anche una ragazza.
Arriva finalmente la discesa, cerco di respirare a pieni polmoni, di recuperare energia ma appena si torna sul piatto fatico come se fossi in un tratto in salita. Vedo il cartello dei 20 Km e qui si capisce quanto è importante la “testa” nelle gare lunghe. Manca solo 1 km, niente rispetto ai 20 che ho già fatto ma nella mia testa risuonano solo questi pensieri: “Fermati Stefano, non ce la fai più. In fondo oramai è finita, il personale non lo fai, hai già mollato. Ti fai 200 metri camminando e poi corsetta fino all’arrivo…”. Credetemi è dura resistere a questi pensieri, è come avere un diavoletto vicino a te  che li sussurra ma devi farcela. Da lontano si vede la torre di un ripetitore posizionata vicino al traguardo, ho così anche la percezione visiva che manca davvero poco. Resisto metro dopo metro e quando si vede il gonfiabile dell’arrivo cerco di tirare fuori il nulla che mi è rimasto dentro. Finita, è fatta. Il fotografo mi mette in posa, cerco di sorridere ma la bocca rimane aperta in caccia d’aria.Guardo mestamente il GPS immaginando un tempo superiore di 3-4 minuti rispetto al 2015 e invece ecco il secondo miracolo: 1h, 45′ 13″ alla media di 4’59”. Quel secondo a Km che cambia tutto… Personal best per una manciata di secondi ma è davvero un miracolo.
A casa, a mente fredda analizzerò i dati della gara e verrà fuori che avevo completamente perso la sensazione della velocità. A partire dal 15° km avevo iniziato ad accelerare e non ho mai smesso fino alla fine. L’ultimo km, quello che pensavo di aver fatto a 5’50”, l’ho fatto in un minuto in meno.
Rimangono solo le conclusioni, cosa mi ha lasciato questa seconda mezza maratona ? beh rispetto alla prima ha perso il favoloso fascino della “prima volta”, ho faticato il triplo per togliere meno di un minuto ma è venuta fuori la consapevolezza che pur con tutti i miei limiti e i miei problemi a volte per raggiungere un risultato basta solo volerlo davvero. Provarci fino alla fine, con grinta, senza paura. Da questo punto, podisticamente parlando, cambieranno le cose nella prossima stagione. In meglio, decisamente in meglio anche se gli anni vanno avanti. Io li lascio andare e chissene… le gambe correranno sempre più forte !
Cortesia di andocorri.blogspot.it

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Cortesia di podisti.net

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